TERAPIA EMDR
Eye Movement Desensitization and Reprocessing
Cos’è l’EMDR?
EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing
Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari
Nel 1987 una giovane psicologa statunitense passeggiava in riva a un lago quando si accorse che i pensieri negativi e disturbanti in cui era assorta poco prima erano scomparsi.
Non solo, notò che anche il ricordo spiacevole a cui erano legati era improvvisamente diventato più lontano e molto meno doloroso.
Era Francine Shapiro, la psicologa ricercatrice che scoprì l’EMDR.
Riflettendo su se stessa si accorse che quando si concentrava su un pensiero fastidioso, i suoi occhi iniziavano a muoversi rapidamente avanti e indietro e contemporaneamente il pensiero usciva dalla sua mente. Quando poi lo ricordava era diventato molto meno fastidioso e angosciante.
Due anni dopo, nel 1989 venne introdotto l’EMDR come tecnica per diminuire la paura e l’ansia legate ad un trauma.
Oggi, a trent’anni dalla sua scoperta, l’efficacia dell’EMDR è stata scientificamente comprovata da più di 44 studi ed è riconosciuta e documentata in migliaia di pubblicazioni come tecnica terapeutica specifica per elaborare le esperienze traumatiche e le problematiche associate allo stress traumatico.
È conosciuta e diffusa a livello mondiale, tanto che sono più di 120.000 i clinici che la utilizzano nel trattamento del trauma e sono milioni le persone che ne hanno tratto beneficio.
Nell’agosto 2013 è stata inserita anche dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità nelle sue linee guida come intervento efficace specifico per il trattamento del trauma e dei disturbi ad esso associati. Sempre l’OMS lo riconosce poi come intervento di tipo «avanzato», ossia un intervento praticato da professionisti specializzati che «richiede un impegno di molte ore da parte del personale sanitario per l’apprendimento e per la messa in atto». Per praticare l’EMDR è necessario infatti essere abilitati alla psicoterapia e avere una formazione specifica successiva, articolata in più livelli.
http://emdr.it/index.php/lassesment-e-la-gestione-dei-disturbi-specifici-legati-allo-stress/
Come funziona e perché l’EMDR è così efficace nell’elaborazione del trauma?
Perché si focalizza sul ricordo traumatico permettendo di:
- diminuire la sofferenza legata al ricordo (desesitization/desensibilizzazione)
- iniziare un’elaborazione nuova e adattiva dell’esperienza traumatica che hai vissuto (reprocessing/rielaborazione)
In che modo?
Attraverso i movimenti oculari (Eye movement) guidati dal terapeuta che riproducono in maniera molto simile i movimenti rapidi che i nostri occhi fanno durante le fasi Rem (Rapid eye movement) del sonno.
Grazie a questa stimolazione, l’EMDR riattiva la naturale capacità del nostro cervello di elaborare ciò che ci succede e che in alcuni casi, proprio a causa dell’esperienza traumatica vissuta, si blocca.
Gli studi fatti mostrano che quando inizialmente la persona pensa al ricordo traumatico si attiva la parte del cervello più profonda e legata all’emozioni, mentre dopo qualche seduta di EMDR iniziano ad attivarsi anche le aree cognitive, ovvero quelle legate alla coscienza e all’analisi delle informazioni.
In ogni esperienza che viviamo, il nostro cervello funziona proprio così e in questo modo immagazzina ed elabora ciò che ci succede e lo conserva nella nostra memoria.
A volte però, quando viviamo esperienze drammatiche e traumatiche questa capacità di elaborazione rimane bloccata e il loro ricordo è nella nostra memoria carico di emotività.
Chi ha vissuto un trauma sa che quando lo ricorda è come se lo stesse rivivendo proprio in quel momento. Non importa che sia successo 10 anni prima o nell’infanzia, per chi lo ricorda è come se fosse presente ora, con la stessa intensità.
L’EMDR sblocca l’elaborazione di quel ricordo permettendo alle emozioni, ai pensieri, alle sensazioni e a tutte le altre informazioni legate a quell’evento di diventare consapevoli e di integrarsi in un’unica memoria.
In questo modo la persona riesce a collegare il dolore attuale all’esperienza passata e l’evento traumatico può finalmente essere vissuto come un vero ricordo, con la consapevolezza che è passato e che ora è al sicuro.
La memoria di quell’esperienza sarà così finalmente una memoria non traumatica.
Cos’è un trauma?
- Un incidente stradale
- 11 settembre 2001
- La perdita di una persona cara
- Il crollo del ponte Morandi
- Un gesto violento, incoerente, brusco, ripetuto nel tempo
- Un abbandono
Sono tutti eventi traumatici.
Il trauma psicologico è una ferita, grande o piccola, evidente o nascosta, che a volte riesce a rimarginarsi da sola e a volte rimane invece aperta e continua a fare male.
I traumi possono essere molto diversi, ma tutti modificano inevitabilmente la nostra percezione della vita, del mondo, delle relazioni. Non solo, le ultime ricerche mostrano come il trauma lasci le proprie tracce anche in aree specifiche del nostro cervello.
Un trauma è quindi un’esperienza avversa che crea una frattura fra il prima e il dopo e sconvolge la percezione abituale che abbiamo delle cose.
Il mondo smette di essere un luogo sicuro e prevedibile perché il trauma compromette il nostro senso di fiducia, di sicurezza, di identità.
Esistono traumi ben visibili, legati ad eventi catastrofici di grande portata come:
- abusi
- aggressioni
- incidenti stradali
- calamità naturali
- omicidi o suicidi di persone care
- diagnosi infauste
Si tratta di eventi che possono portare alla morte, in cui ci si sente completamente impotenti e si teme per la propria incolumità fisica o per la vita propria e/o dei nostri cari.
In questi casi il trauma è rappresentato da una situazione di minaccia estrema, che la persona non può evitare e non può sopportare.
Ci sono poi altri tipi di traumi, in cui la minaccia o il pericolo non è così forte, ma la situazione è vissuta lo stesso dalla persona come negativa e disturbante.
Non parliamo quindi di eventi catastrofici ma di traumi spesso ripetuti nel tempo, che possono sembrare oggettivamente poco significativi, ma che creano invece una grande sofferenza psicologica in chi li ha vissuti.
Pensiamo allora ad un’umiliazione, un abbandono, a comportamenti di rifiuto, incoerenti, bruschi, inaspettati da parte di un genitore quando noi eravamo piccoli.
Sono solo alcune delle esperienze negative che ognuno di noi può aver vissuto nel corso della vita e che possono essere state traumatiche soprattutto se accadute durante l’infanzia o in un altro momento di particolare fragilità personale.
Sono traumi dunque meno visibili, anzi spesso nascosti, ma ugualmente pesanti perché interferiscono con l’immagine che abbiamo di noi e con il nostro modo di relazionarci agli altri.
Cosa ci succede dopo un trauma?
Ognuno di noi può reagire in modi molto diversi di fronte a un evento traumatico e non sempre c’è bisogno di un aiuto specialistico per affrontarlo.
Molte persone riescono a superare esperienze drammatiche e a trovare un nuovo equilibrio grazie alle proprie risorse personali e all’aiuto di chi è vicino a loro.
Ci sono invece traumi che per molte ragioni continuano a creare sofferenza e non riescono ad essere elaborati. Continuano allora a ‘lavorare’ dentro chi li ha vissuti, a volte in maniera più evidente, altre volte senza farsi riconoscere se non agli occhi di un terapeuta esperto.
I traumi che minacciano la vita o l’integrità fisica sono quelli che lasciano le tracce più vivide e riconoscibili. In questi casi il ricordo legato al trauma è molto vivo, presente, come se l’evento traumatico stesse accadendo nel presente, nonostante possa essere successo anche molto tempo prima.
I traumi legati invece ad esperienze negative non estreme lasciano segni molto meno visibili come bassa autostima, sentimenti d’ansia, insicurezza, che influenzano e modificano il nostro modo di stare insieme agli altri e l’immagine che abbiamo di noi stessi.
Quando non riusciamo a superare un evento traumatico, la teoria scientifica alla base dell’EMDR ci dice che è perché il ricordo di quel trauma è stato immagazzinato nel nostro cervello in una maniera non adattiva e non funzionale.
Studi recenti mostrano proprio che i ricordi traumatici sono memorizzati nel cervello in maniera diversa da tutti gli altri: sono “congelati” in un’area dell’emisfero destro del cervello, separati da tutti gli altri ricordi positivi e senza possibilità di unirsi ad altre informazioni.
Tutte le emozioni, le sensazioni fisiche e le immagini legate al trauma vengono immagazzinate in maniera frammentata e senza essere elaborate dall’emisfero sinistro, dunque senza l’intervento dei processi cognitivi di ragionamento e della coscienza.
Cosa vuol dire tutto questo?
Che nel nostro cervello l’evento traumatico è memorizzato con le immagini, le sensazioni corporee e le emozioni di quando l’abbiamo vissuto e non può essere modificato per diventare meno doloroso perché il trauma ha interrotto il processo normale di elaborazione.
L’EMDR diventa allora uno strumento fondamentale per riavviare questo processo permettendo ai due emisferi di comunicare nuovamente fra loro e memorizzare quindi insieme il ricordo in una forma finalmente adattiva.
È un processo generalmente molto rapido, a prescindere da quanto tempo sia passato dal trauma e spesso già dopo la prima seduta si iniziano a sentire i primi cambiamenti.
Sentirai che il ricordo diventa effettivamente passato e le sensazioni e le emozioni che fino a prima sentivi così forti e dolorose diminuiscono di intensità.
Non significa in alcun modo perdere il ricordo ma renderlo parte della tua storia esattamente come i ricordi delle altre esperienze che hai vissuto.
Poterne parlare e poterlo vivere con la giusta distanza, senza sentirti sopraffatto da emozioni o da pensieri negativi su te stesso che derivavano da quell’esperienza traumatica, libero di poter guardare al futuro senza questo peso.

