Tutti noi abbiamo una famiglia nella quale siamo nati.
Numerosa o ristretta, ordinata o caotica, a volte accogliente e sicura, altre fredda e inospitale.
Una famiglia con i suoi valori, le sue regole e senz’altro anche con le sue difficoltà.
Nella nostra famiglia, come figli ci siamo sentiti a volte capiti e rassicurati, altre volte incompresi e non accettati. Troppo protetti dai nostri genitori o soli nell’affrontare un problema.
Questa famiglia è comunque parte di noi, di come siamo oggi, della persona che siamo diventati e anche del nostro modo di essere genitori.
Le nostre risorse così come i nostri punti deboli nascono anche dalla nostra famiglia.
Ed è alla famiglia che si chiede aiuto quando un suo piccolo componente sta male.
È proprio ai genitori che si rivolge la terapia familiare.
A quei genitori che si sentono in difficoltà perché stanno attraversando un momento critico come l’arrivo di un figlio o le prime separazioni da lui (nido, scuola materna) o l’adolescenza.
E si rivolge a quelle mamme e quei papà che stanno invece soffrendo per un disturbo o un sintomo specifico portato dal loro bambino, come uno stato d’ansia, una fobia, un disturbo del comportamento, una dipendenza, un disturbo alimentare, o altri.
I genitori che ho incontrato in questi anni mi hanno confidato spesso la loro impotenza di fronte al malessere di un figlio.
Il senso di colpa per non sapere come aiutarlo o proprio per la sua sofferenza.
Altre volte invece capita di essere talmente provati dal disagio e dai comportamenti sintomatici di un figlio che sta male, da riuscire a mostrare apparentemente solo rabbia.
Conosco bene la fatica che un genitore fa per arrivare a chiedere aiuto.
Il timore di essere giudicato, di aver sbagliato qualcosa.
La paura di non essere forse una brava mamma o un bravo papà.
Dimenticando invece di essere le risorse più preziose per i loro figli.
Il primo passo della terapia sarà proprio capire insieme il malessere di vostro figlio e cosa potrete fare per aiutarlo a stare meglio.
Comprenderemo il perché del sintomo o della sofferenza.
Quali fattori caratteriali, relazionali e quali eventi di vita possono aver influito su questo disagio.
E soprattutto scopriremo i punti di forza del vostro legame che potranno aiutarvi a superare la situazione di crisi che state vivendo.
Insieme scopriremo se qualcosa, in un certo momento della vostra vita familiare, ha creato sofferenza in vostro figlio.
Sarà proprio la terapia il modo per poter riparare.
Mara Selvini Palazzoli, capostipite della terapia familiare in Italia, rispondeva così alle mamme che si sentivano in colpa per il disagio dei loro figli: “Speriamo, signora, speriamo, così d’ora in avanti potrà rimediare…!” (Cirillo, Selvini, Sorrentino, 2016, “Entrare in terapia. Le sette porte della terapia sistemica”, Raffaello Cortina Editore)
La terapia familiare è infatti anche questo, l’occasione per ogni genitore di lasciare il senso d’impotenza e di inadeguatezza e sentirsi di nuovo capace di aiutare, sostenere e prendersi cura dei propri figli nel modo migliore per loro e per tutta la famiglia.
Quando serve una terapia?
Quando il malessere coinvolge un bambino, un adolescente o un giovane adulto, che difficilmente sa chiedere aiuto per se stesso.
Questo malessere può essere legato a:
- un disturbo o un sintomo conclamato
(disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disturbi del comportamento, disturbi di personalità, attacchi di panico, ansia da separazione,…) - aver vissuto un evento traumatico
(un lutto, la separazione dei genitori, un incidente o una violenza subita o solo vista…) - difficoltà a relazionarsi con gli altri
(genitori, coetanei o altre figure di riferimento)
Perché una terapia familiare e non individuale?
Perché la terapia familiare nasce proprio per curare chi per vari motivi (età, fase dello sviluppo, tipo di sintomo) non è in grado di chiedere aiuto per sé: una giovane ragazza anoressica, un ragazzo schizofrenico, e molte altre situazioni.
Per curare quindi chi non richiede una terapia, grazie all’aiuto e alla preoccupazione dei suoi familiari, in primo luogo dei suoi genitori.
Un bambino piccolo (fino all’inizio delle scuole medie) difficilmente può pensare di chiedere aiuto ad un estraneo se sta male.
Si rivolgerà ai suoi genitori o saranno proprio loro nella maggior parte dei casi a vedere che qualcosa non va e a prendersi cura di lui accompagnandolo nella terapia.
Allo stesso modo per un adolescente chiedere aiuto è difficile perché può minare la stima verso di sé e la capacità di farcela da solo.
E anche quando riesce a farlo, iniziare una terapia non da solo, ma in presenza dei genitori, certamente lo aiuta a mettersi in gioco senza sentirsi sbagliato e senza intaccare la fiducia in se stesso.
Anche chi ha vissuto un’esperienza traumatica come una perdita, una violenza, un incidente o chi manifesta dei sintomi specifici, spesso non si rende pienamente conto della propria sofferenza finché non inizia una terapia grazie ad un suo familiare.
Come funziona la terapia familiare?
Il primo colloquio è un momento di incontro importante per entrambe le parti, in cui ci conosceremo e vedremo se poter iniziare insieme questo percorso.
A seconda del problema e dell’età di vostro figlio vi proporrò di vederci da subito insieme o di aspettare uno/due colloqui prima di conoscerlo.
Se è un ragazzo adolescente generalmente vi proporrò di venire insieme, mentre se è un bambino piccolo lo conoscerò in un secondo momento, dopo aver dato giusto spazio a voi.
In questo modo avrò il tempo necessario per ascoltare voi genitori, per capire come vi sentite e che idea vi siete fatti del malessere presente nella vostra famiglia.
È molto importante per me che ciascuno si senta a suo agio, capito e ascoltato.
Dopo questo primo colloquio seguirà una fase di consultazione con tutta la famiglia (genitori e figli), per comprendere l’origine della sofferenza che si manifesta nel comportamento problematico o nel sintomo di vostro figlio, darvi nuove competenze per affrontare le difficoltà presenti e progettare insieme l’eventuale percorso terapeutico.
Ad eccezione del primo colloquio in cui sarò da sola ad accogliervi per il resto del percorso sarò, in linea generale, affiancata da un altro terapeuta.
La psicoterapia familiare, proprio perché si occupa della famiglia e delle sue relazioni, prevede un’èquipe di lavoro composta da due terapeuti che collaborano per cogliere la complessità del sistema familiare e garantire il percorso più completo ed efficace possibile.
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